Rosa Teruzzi e Luca Crovi, in un incontro all’insegna del giallo e della cronaca nera
Estate in Tenuta è il nuovo progetto che unisce il mondo del vino di Bolgheri alla cultura firmato Tenuta Campo al Signore.
Un ciclo di incontri che non avrebbe potuto prendere vita senza il genio indiscusso che è Luca Crovi.
Iniziano gli ultimi appuntamenti del mese di Agosto e sarà proprio Luca il presentatore delle serate di Estate in Tenuta.
Il prossimo appuntamento è per Domenica 4 Agosto ore 18.30 con protagonista Rosa Teruzzi caporedattore di Quarto Grado e autrice di Romanzi Sonzogno.
Rosa Teruzzi vive e lavora a Milano ed è esperta di cronaca nera. Dopo aver guidato la redazione di Verissimo, è diventata caporedattrice della trasmissione televisiva Quarto Grado e scrive romanzi e racconti di genere giallo. Nell’attesa di vivere insieme questa splendida serata in compagnia di Rosa, abbiamo voluto conoscere un po’ meglio l’autrice protagonista di domenica, chiedendo come ha avuto inizio il mestiere di giornalista e perché ha deciso di occuparsi proprio di cronaca nera:
“Sono diventata giornalista, a poco più di diciott’anni, per ripiego, perché pensavo di non riuscire a mantenermi scrivendo romanzi, il mio sogno di sempre.” – ci racconta Teruzzi – “Dopo una breve collaborazione con “Storia Illustrata”, sono entrata nella redazione de “La Notte”, un quotidiano milanese del pomeriggio che era specializzato in cronaca nera e sport. Così, visto che non sono mai stata una gran sportiva, non ho avuto scelta: il comando provinciale dei carabinieri è diventato la mia seconda casa, i “giri” di nera la mia routine, i capodanni passati al pronto soccorso sulle tracce di accoltellati più di quelli trascorsi ai veglioni, gli omicidi e le rapine – purtroppo – il mio pane quotidiano. Quando “La Notte” ha chiuso e sono passata a “Epoca”, per un attimo, ho pensato di poter cambiare registro, ma la cronaca nera dev’essere nel mio Dna, perché, arrivata in televisione, dopo “Verissimo” sono stata messa a “Quarto Grado” e lì sto da quattordici anni. La cronaca nera, comunque, è stata una grandissima lezione di vita e di giornalismo. Mi ha insegnato a guardare oltre la superficie, mi ha messo in contatto con mondi e valori (anzi, con disvalori) che non avrei potuto conoscere altrimenti e insegnato che, anche dove l’ombra è più cupa, può nascondersi la luce.”
Laureata in Storia Medievale con una tesi di ricerca sulle pergamene in latino crittografato dell’archivio di un monastero milanese, abbiamo chiesto se i suoi studi la aiutassero nel suo lavoro e Rosa scherza
“Quanto di più lontano, insomma, dalla cronaca nera (anche se un paio di conflitti tra badesse e almeno un processo per stregoneria mi sono passati sotto gli occhi). Ma la storia è una delle mie grandi passioni e penso che quando, finalmente, andrò in pensione, potrò dedicarmi a un progetto a cui tengo: una serie ambientata a Milano, ai tempi di Lodovico il Moro, una stagione sanguinosa, crudele e magnifica.”
Essere caporedattrice di una trasmissione come Quarto Grado è sicuramente una bella avventura per la scrittrice
“Guidare una redazione di giornalisti molto preparati. Studiare faldoni e faldoni di documenti. Passare ore in sala di montaggio. Essere curiosi, preparati e umili. Non dare giudizi. Provare compassione. Noi ci occupiamo di storie dolorosissime: dobbiamo farlo col maggior rispetto possibile, non solo della verità, ma anche dei protagonisti.”
Rosa ci racconta di lavorare mai meno di 10 ore al giorno e che spesso il venerdì lavora dalle 8.00 la mattina fino alle 1 di notte, non possiamo negare sia una bella avventura, dunque. Abbiamo chiesto a Rosa quale sia la differenza tra essere giornalisti di indagine ed avere intuizioni da detective alla Sherlock Holmes e lei ci ha risposto così:
“Un giornalista dovrebbe basarsi su informazioni provate e su documenti. Per quanto io trovi affascinante il “fiuto” e l’intuizione dei detective letterari, ho il terrore – come caporedattore – dei cronisti che si innamorano delle proprie piste, senza elementi certi che le sostengano. Secondo me, i romanzieri (o aspiranti tali) dovrebbero scrivere romanzi, non articoli, e meglio se con personaggi di fantasia.
Perché hai deciso di scrivere storie di fiction e non true crime?
Perché voglio essere libera. Libera di immaginare i fatti, le emozioni dei protagonisti, i loro intenti,senza ferire la sensibilità delle famiglie delle vittime (o dei carnefici) che ho incontrato per lavoro. E poi, per forma mentis, sono rigorosa: non potrei raccontare una storia di cui conosco i dettagli romanzandola. O, forse, potrei, ma con una vicenda molto lontana nel tempo. Comunque, non ho
mai sentito il desiderio di ispirarmi a uno dei casi che ho seguito da giornalista. E’ così creativo volare con la fantasia!”
Milano è molto importante per l’autrice e sempre presente nei suoi romanzi. Rosa ci racconta di come non sia solo lo scenario su cui si muovono i suoi personaggi, non è una quinta teatrale, ma è protagonista a tutti gli effetti. La città che racconta, però, è solo marginalmente la capitale della moda, della finanza, dell’editoria, delle feste a base di sesso e cocaina. E’ periferica e malinconica come nelle canzoni di Jannacci, una città tesa verso il futuro, ma profondamente radicata nel suo passato.
“Lavorando come cronista di nera per anni, ho avuto l’occasione di conoscerla nei suoi angoli più nascosti. Oggi, quando giro – telefonino alla mano – per sopralluoghi, scopro realtà interessantissime: le portinerie sociali, le biblioteche di condominio, gli orti condivisi che spesso racconto nei miei romanzi.
E comunque, Milano non è Milano senza un velo di nostalgia.”
Quando ha iniziato a scrivere il primo romanzo della serie “I delitti del casello” (La sposa scomparsa) Teruzzi ci racconta di come volesse raccontare una storia di famiglia e in effetti le sue protagoniste – Libera, Iole e Vittoria – sono rispettivamente mamma, nonna e figlia, donne molto diverse eppure legate da un forte sentimento.
Libera ha 46 anni. E’ un’ex libraia. Dopo il fallimento della sua piccola libreria, si è reinventata la vita come fioraia specializzata in bouquet di nozze stravaganti che le sue clienti considerano portafortuna. E’ riflessiva, pacata, romantica, a volte indecisa e sempre materna, sia nei confronti di Vittoria, la figlia, una poliziotta tutta d’un pezzo, sia verso la madre Iole, un’eccentrica insegnante di yoga, hippie mai pentita, che a quasi settant’anni fuma ancora sigarette alla cannabis e pratica l’amore libero. La loro convivenza è esplosiva, eppure, inchiesta dopo inchiesta, le mie tre protagoniste imparano a riconoscere ed apprezzare il valore delle loro differenze e a stimarsi di più. Ma, al di là di Libera, Iole e Vittoria, il mondo dei suoi romanzi è ricco di personaggi, come lo è la vita vera. Ci sono i corteggiatori, le amiche, i colleghi delle protagoniste, il loro buffo cane Idra, i “cattivi” dei singoli casi, ognuno con le sue motivazioni che con grande abilità Rosa cerca di rendere comprensibili, se non condivisibili. E poi c’è la giornalista Irene detta la Smilza, complice nelle loro avventure, una ragazza misteriosa che ha un segreto…
Abbiamo chiesto all’autrice come mai abbia scelto per le sue protagoniste per casa proprio un castello:
“La casa in cui sono nata è una vecchia cascina, chiusa tra i binari di due linee ferroviarie. Per questo, il mio orizzonte è sempre stato segnato dalle rotaie, con la loro via di fuga verso l’orizzonte. Io stessa scrivo i miei romanzi, durante le vacanze estive, in un casello ferroviario di Colico, sulla sponda lecchese del lago di Como, un piccolo stabile che abbiamo acquistato all’asta, nel 2010, e
completamente ristrutturato.
Il casello dei miei libri, invece, è a Milano, in via Pesto, alle spalle della chiesa medievale di San Cristoforo sul Naviglio, nel popolare quartiere del Giambellino. Dopo anni di abbandono, è stato affidato a tre associazioni che l’hanno destinato a iniziative culturali, ricreative e sportive. E, in onore di Libera & Co, c’è anche un piccolo club del giallo.”
Ogni storia ha la sua colonna sonora e per l’autrice le sue storie portano le canzoni di Gaber e Jannacci in primis, ma anche il rap che ascoltano i protagonisti più giovani (molti rapper di successo sono milanesi di seconda generazione) e poi le sonorità laghée di Davide Van De Sfroos, perché ogni romanzo della serie ha qualche pagina ambientata sul lago che, per Libera, è il luogo di incontro con la natura e la bellezza, il suo angolo magico. Rosa è una vera amante della natura
“Non ne esiste uno che non mi piaccia, però non sono originale: quello a cui sono più legata è la rosa, il fiore preferito da mio padre. Ma amo moltissimo anche i fiori spontanei: i papaveri, amici dei binari, i ranuncoli dei prati e il fiore celeste della cicoria selvatica, messaggero dell’estate”
Inoltre ci racconta:
“Sono vegetariana e buongustaia, anche se – purtroppo – non sono una cuoca brava come la mia protagonista. Da tre anni al casello di Colico abbiamo un orto e alberi da frutta. Fare colazione con le nostre fragole, i nostri lamponi e ribes, preparare un’insalata fresca, cucinare una parmigiana con le melanzane dell’orto o una minestra della nostra zucca è una grande soddisfazione. Ma abbiamo dovuto recintare il gelso per difenderlo dai cervi della collina che venivano a pasteggiare, di notte.”
Sul vino non scherza, le piace e se ne intende, ma purtroppo non può goderne quanto vorrebbe.
“Grazie ad un’analisi ho scoperto infatti che nel mio sangue c’è una bassissima presenza dell’enzima che scioglie l’alcol. Mi basta un quarto di calice per addormentarmi. Così bevo solo per festeggiare e solo dopo cena.”
Noi ci auguriamo possa goderne con noi durante questo meraviglioso incontro.
Rosa Teruzzi vi aspetta insieme a Luca Crovi
Domenica 4 Agosto, alle ore 18.30, presso
Tenuta Campo al Signore
per una serata da non perdere.
Evento solo su prenotazione.
Per informazioni e prenotazione:
0565 763200
info@tenutacampoalsignore.it
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