Estate in Tenuta – Mese di Luglio

Estate in Tenuta continua con due appuntamenti nel mese di Luglio.
Torna a Tenuta Campo al Signore Valeria Corciolani.

Il 27 ed il 28 Luglio Estate in Tenuta vedrà proprio Valeria tra i protagonisti delle due serate.
Con l’occasione non ci siamo fatti sfuggire l’opportunità di fare due chiacchere con lei.

Valeria è nata e vive tutt’oggi a Chiavari con la sua famiglia ed il suo amato gatto.
Nasce come illustratrice per poi immergersi nel mondo della scrittura.

È vero che hai iniziato come disegnatrice?

Sì, ho frequentato l’Accademia Disney di Milano, dove ho prodotto ettometri quadrati di paperi (eh sì, passione smodata per Paperino), ma dove sono stata bacchettata e quasi bandita per aver disegnato Topolino nudo. A mia discolpa posso dire che Topolino si trovava sotto la doccia con tanto di spazzola e cuffietta da bagno, ma ahimè, non mi hanno mai perdonata per averlo smutandato. Mi sono sempre chiesta se questo in un curriculum vale quanto aver disegnato un porno.

Ho anche curato diversi progetti d’animazione fra cui quello del Kinder Pinguì per la Ferrero, da cui avrei accettato anche un pagamento in natura, e posso fregiarmi di aver realizzato le illustrazioni di Wile E. Coyote per le scatole Warner Bros “Evoluzione” di Milano, pur consapevole di come ciò riveli quanto io subisca più il fascino di pennuti collerici e iellati canidi sottopeso, che quello di muscolosi e intrepidi supereroi, Uomo Ragno a parte.

 

Fra i tanti lavori mai retribuiti (non avete idea di quanto sia difficile per un illustratore farsi pagare) posso citare decorazioni di surf e snowboard, di soffitti sotto cui sono rimasta appesa per giorni e senza l’aggraziata scioltezza del sopracitato supereroe, di 206 foglie di monstera per un buffet, di un pallone aerostatico per una (vana) dichiarazione d’amore: nel senso che la destinataria alzando il naso al cielo non l’ha visto in quanto si trovava in tutt’altro emisfero con l’amante, il che forse spiega perché non sono stata mai pagata.  Poi tatuaggi, finte tappezzerie finte (no, non chiedete, è meglio fidatevi) e loghi, una quantità davvero imbarazzante di loghi. Ecco, ammetto che dopo aver visto Pulp Fiction mi ero ripromessa che, nel caso fossi diventata ricca, pure io come Marcellus Vallance avrei mandato “qualche scagnozzo strafatto di crack con un paio di pinze e una buona saldatrice” a recuperare i crediti. Non prevedendo a breve di diventare ricca, a questo punto non mi resta che confidare nel Karma.

Scherza Valeria, raccontando le sue avventure, che però non finiscono qui, anzi. Continuano quando si immerge nella scrittura.
Nel 2010 pubblica per Mondadori Lacrime di coccodrillo (edizione serba per Mono i Manjana, 2011), con Emma Books La mossa della Cernia e Il morso del ramarro (finalista al Premio internazionale di letteratura Città di Como 2015), ora ripubblicato con Altre voci Edizioni.
Con Acqua passata (2017) inaugura la serie de La colf e l’ispettore per Amazon Publishing, a cui seguono Non è tutto oroA mali estremiE come sempre da cosa nasce cosaPeggio per chi restaIl tempo fa le pietre.

I suoi racconti sono presenti in varie antologie: Il Gatto, l’Astice e il Cammello (“Giallo Panettone”, Mondadori), Mephisto (“Animali noir”, Falco Editore), Pesto dolce – la ricetta della possibilità (Emma Books), Taglia e cuci (“Il Ponte”, Il Canneto) e Cenere alla cenere (“Il bivio”, Oakmond Publishing).
Nel maggio 2019 ha scritto e illustrato la favola Mai perdere la testa e illustrato, Togliete il lupo dalle favole di Roberto Centazzo (Grappolo di Libri).

Con l’arte e con l’inganno (giugno 2021) e Di rosso e di luce (agosto 2022) danno il via a una nuova serie per Nero Rizzoli con protagonista la storica dell’arte Edna Silvera (in traduzione per edizione americana per Kazabo Publishing, California).

In occasione del Festival GiallOrmea 2022 ha ricevuto il “Premio Giallista dell’anno”.

Tratto da “Il morso del ramarro” nell’ottobre 2022 è uscito nelle sale il film prodotto dalla Cima Prod Srl, vincitore del Brussels Capital Film Festival di Bruxelles e del Slwf Short Long World Festival di Corrientes, in Argentina.

Quando hai iniziato a scrivere noir?

Si dice che “il noir è un colore, uno stato d’animo, una sensazione” e per me, raccontare la vita in tutte le sue sfumature, è forse l’aspetto più affascinante. La trama, l’indagine, il caso da risolvere, sono solo gli strumenti che mi permettono di farlo, “obbligandomi” a osservare e saccheggiare la vita che mi brulica intorno, per regalare uno sguardo diverso da ciò che si muove quotidianamente davanti ai nostri occhi.

Quanto ti diverti a mescolare dramma e umorismo?

Mi piace credere – e raccontare – che davvero da ogni crepa sappia uscire la luce, sempre e comunque vada. La lievità è l’elemento di cui non riesco a fare a meno, un po’ come la mia impronta digitale scritta, per questo spesso si sorride, o si ride proprio, pur avendo a che fare con crimini e cadaveri, per portare a galla temi impegnativi e di “peso”, come in ogni giallo\noir che si rispetti. Questo per dire che la vita è di per sé un continuo alternarsi di dramma e commedia, quindi è naturale trovarli a convivere serenamente tra le pagine e a prescindere dal genere letterario.
E sì, mi diverte moltissimo.

Com’è stato il tuo rapporto con il mondo degli eBook?

Qualcuno ha detto che le lasagne son lasagne, sia che le mangi da un piatto piano o da una fondina. Quindi credo che il nodo fondamentale stia nel continuare a far vivere la lettura: leggere cartaceo o digitale non importa, ciò che conta è leggere e far leggere. Me lo sono ripetuta anche quando ho accettato di pubblicare con una casa editrice che lavorava solo con gli eBook, ma confesso che in quel periodo le librerie mi sono mancate tantissimo.
Le librerie sono luoghi magici, capaci di far volare le storie, dovrebbero diventare patrimonio dell’umanità.

Come hai costruito una serie originale per Rizzoli?

Era da un po’ che mi rimasticavo l’idea di infilare l’arte in un noir, specialmente l’arte poco conosciuta, che vive sottotraccia, nascosta nelle pieghe dei dettagli, in quella “grammatica” fatta di colori, simboli, messaggi celati. E poi l’arte è già di per sé un’indagine, carica com’è di indizi e misteri.
Così, quando si è fatta avanti Rizzoli, domandandomi di pensarmi una serie per loro, mi son detta: stavolta io la butto lì, e vediamo. In realtà Rizzoli aveva letto La mossa della Cernia, il sequel del mio primo romanzo uscito con Mondadori e ora in ristampa per Altre Voci Edizioni, innamorandosi proprio di quella declinazione artistica che serpeggiava tra le pagine. E così è nata lei: Edna Silvera, storica dell’arte e restauratrice di grande talento. Cinquantasette anni portati alla grande, da più di un anno ha mollato anche la carriera universitaria, ufficialmente per una semplice “divergenza di opinioni”, in realtà l’aver dato del “coglione maschilista” a un suo collega e avergli riempito l’auto di letame, potrebbe aver avuto un certo peso nella faccenda. Ma Edna è così: che si tratti di mettere in riga la madre ottantenne, Zara, che fa scappare una badante dietro l’altra, o di farsi valere con i baroni universitari, lei non si tira indietro. Anche se spesso finisce col mettersi nei guai. Per questo preferisce starsene nella sua villetta sulle colline di Chiavari, a seguire le sue ricerche su Bosch, lontana da tutto e da tutti, in compagnia solo del gatto Cagliostro e delle sue galline che adorano la musica degli ABBA e hanno nomi da dive del cinema. Ma, ovviamente, non tutto va come lei spera…

Il suo ultimo romanzo, uscito nel Luglio del 2023, non è un giallo, benzì un romanzo, edito da Rizzoli, dove la storia della protagonista e la sua “rinascita” ti rapisce pagina dopo pagina.

Come descriveresti il tuo ultimo romanzo basato sui sensi?

Ne “La regina dei colori”, il mio primo romanzo di narrativa uscito sempre per Rizzoli, tutto ha inizio da un ritorno, quello di Clotilde Podestà. Acclamata star internazionale dell’interior design, di colpo, dopo aver trascorso i suoi primi sessant’anni di vita a duettare con gradazioni e cromatismi, per quello che i medici chiamano acromatopsia da trauma perde completamente la visione dei colori e si trova catapultata in un universo fatto solo di bianchi, neri e sfumature di grigio che, come assicura lei, sono più di cinquanta. Un ritorno alla città natale dopo anni di assenza e dove Clotilde irrompe (forse sarebbe meglio dire deflagra!) nella vita delle sorelle e della sua famiglia, scompaginando equilibri veri o presunti, quasi che, dopo essere stata distratta per una vita dai colori, solo ora iniziasse a “vedere” veramente e con una prospettiva del tutto diversa, mettendo ciascuno di fronte alle proprie scelte e al proprio destino. Quindi sì, l’assenza di colori in questo romanzo diventa una sorta di metafora e anche un grimaldello per inoltrarsi in quel territorio infido e sfuggente che è “l’altro”.

Valeria è già stata qui con noi un anno fa, quando per Nike Edizioni di Mauro Gabba ha scritto un racconto breve giallo con proprio la tenuta e le sue persone come protagonista.
Un racconto breve che racconta dei luoghi di questa terra stupenda che è Castagneto Carducci, della magia di Bolgheri, il tutto condito da un misterioso ritrovamento…

Com’è nata la tua collaborazione con la Tenuta Campo al Signore?

È nata un anno fa, grazie a Nike Edizioni e il suo progetto Ready to Read, per la creazione di racconti legati al vino e racchiusi in un cartoncino a forma di bottiglia bordolese. Per questo la primavera scorsa ho soggiorno presso la Tenuta e… subito mi sono innamorata del luogo e soprattutto di loro, Valentina, Luca e tutti i componenti di questa piccola grande famiglia di Tenuta Campo al Signore. Così è nato “Alti e schietti”, un racconto giallo legato al mondo dei pregiati vini di Bolgheri e all’irresistibile fulcro di passioni che è Tenuta Campo al Signore.

Che rapporto hai col Vino?

Pur praticando il vino solo ogni tanto e da ignorante in materia, ne sono sempre stata affascinata: dal colore e i profumi che sanno raccontarne la personalità viva e sfaccettata, alla cura e la passione che si muove intorno alla nascita di ogni bottiglia e che affonda le radici in quel sapere antico, capace però di fondersi con il futuro. E dove ogni calice è come una storia che aspetta solo di essere raccontata.

Durante la serata del 27 Luglio Valeria sarà ospite qui a tenuta per farci conoscere i mondi di indagini, crimini e misteri che li lega ad un’altra scrittrice, Barbara Perna.
Durante questo incontro scopriremo i segreti dei loro mondi “noir”.

Intanto, abbiamo chiesto a Valeria del famoso “cosycrime” legato a Barbara.

Cos’è il “cosy crime” tanto amato e decantato da Barbara Perna?

La definizione di romanzi gialli “cosycrime”, che Barbara Perna ha spinto e diffuso negli ultimi due o tre anni, costituisce una sorta di operazione di chiarezza e trasparenza verso il lettore. Nasce dalla necessità di identificare un certo modo di narrare il crimine, che si discosta dalla crudezza splatter o dalla componente ansiogena del thriller. Insomma, un modo di raccontare che conduce il lettore alla soluzione del giallo, ma lungo un percorso rilassante, spesso accompagnato da note di ironia e umorismo, fino alla fine della storia. Molti libri di questo tipo affrontano in realtà tematiche importanti, dove l’ironia e l’umorismo sono spesso solo un registro narrativo e non per questo indicano disimpegno sociale o superficialità, anzi!

Noi non vediamo lora di vedere cosa combineranno queste due splendide scrittrici insieme.
Vi invitiamo a tenuta per scoprirlo.

L’appuntamento è per il 27/07 alle ore 18.30 con Valeria e Barbara Perna nell’incontro “A tu per tu con” di Estate in Tenuta.

Ma non solo, il 28/07 dalle ore 20.30 un’altra splendida serata in compagnia di Valeria ed Edward Coffrini dell’Orto ci attende.

Torna “007 in vigna”, dove insieme a loro scopriremo tutti i retroscena ed i segreti dietro al fenomeno mondiale James Bond. Dopo aver approfondito il mondo dello spionaggio ed aver presentato il fenomeno di Ethan Hunt, a fine serata sarà offerta la proiezione del film “Mission Impossible II”.

Eventi solo su prenotazione.
Per informazioni e prenotazioni:
0565 763200
info@tenutacampoalsignore.it

Da ultimo abbiamo chiesto a Valeria quale sia il peccato di gola che preferisce e la sua risposta da buona ligure è stata proprio lei, la signora Focaccia.

È vero che sei un’appassionata di focacce?

Altroché, sia mangiare che cucinate! Focaccia ligure e focaccia con il formaggio in primis, ma non disdegno anche tutte le altre creative versioni. L’unico problema della focaccia ligure è “l’espatrio”: appena passati i confini regionali diventa gommosa e improponibile, come il basilico del resto. Si vede che da noti parsimoniosi, siamo diversamente prodighi anche a condividere le eccellenze culinarie, che ci volete fare.